filosofia

Il nostro sguardo pieno di speranza, identico a quello dei nostri partners, verso le città verdi

L’ecosistema di Meridiana

Meridiana come il pensiero meridiano ma coniugato al femminile ” Una riformulazione dell’immagine che il Sud ha di sé: non più periferia degradata dell’impero’, ma ancora nuovamente centro di un’identità ricca e molteplice”

Officina  nel senso ampio e antico di luogo per produrre cultura e  luogo per manutenzione, riparazione

 Botanica dal greco Botanikè che potremmo tradurre con ‘l’arte di curar l’erba’ , perchè è da quella ‘erba’ che bisogna ripartire, dall’intelligenza vegetale. Ripartire da dove tutto è iniziato, perchè ancora una volta le piante possono insegnarci l’armonia.

Collabora con aziende leader mondiali per le innovazioni tecniche nei sistemi informatici per l’agricoltura ma quello che la caratterizza per davvero è l’ uso sapiente della memoria.

Meridiana non dimentica che Il mediterraneo è l’unico mare al mondo a definire le terre e i segni culturali che lo circondano perchè “Il mediterraneo si limita a separare le terre e non fissa distanze smisurate permettendo quindi rapporti tra i popoli”.

Consapevolezza e memoria perchè Il paesaggio è anche un sedimento di relazioni, contigue e mischiate nel corso del tempo.

E’ quella memoria che lo riporta in vita, il suo scenario, i suoi rumori, la sua luce in relazione con l’ombra, i suoi odori, gli animali che lo abitano, le persone, le case, le città e si rivedono nitidamente le piante che lo caratterizzano.

Risparmiato dall’ultima era glaciale, lo spazio mediterraneo ospita una ricchissima biodiversità, un gran numero di specie la cui esistenza non è rilevabile in nessun altro luogo del mondo.

La varietà del paesaggio ha contribuito all’evoluzione di un numero eccezionalmente elevato di endemismi, alcuni dei quali limitano la loro presenza solamente a poche località, le piante hanno sviluppato molte strategie di adattamento alla calura implacabile delle estati e ai lunghi periodi di siccità. In corsa contro il tempo, molte di esse fioriscono con grande anticipo rispetto alla stagione, al fine di produrre i loro semi prima che il calore del sole diventi troppo forte.

 Altre producono foglie aromatiche e coriacee che contribuiscono a limitare la perdita d’acqua. Vista l’esistenza di una quantità così elevata di piante, non sorprende che anche insetti ed altri invertebrati siano presenti nella regione in maniera molto diversificata.Associazioni analoghe sono avvenute per le colonie di api e molti insetti hanno sviluppato forme di associazione a piante specifiche, dalle quali dipendono per la loro sopravvivenza.

Il complesso ecosistema vegetale ha insegnato all’uomo a usare in modo armonioso  le rare risorse locali, ad unirsi in comunità e all’apertura verso la diversità permettendo la nascita di un sistema agricolo geniale in cui il paesaggio si fa architettura nel rapporto fisico e mentale  tra l’uomo e l’ambiente, in un fluire in cui l’architettura  genera architettura, ed è una sorta di inno alla geografia, e alle sue differenti ‘velocità’ come virtù, alla fertilità della diversità dei tempi e dei luoghi.

La macchia mediterranea, presente ovunque con la sua profusione di fiori e piante aromatiche, è il risultato diretto di migliaia di anni dell’attività dell’uomo.

Migliaia di anni di pratiche agricole  attente alle risorse, hanno lasciato un segno profondo nel paesaggio e originato un complesso mosaico ricco di flora e fauna

“Il tutto costituisce un sistema globale in cui ogni più piccolo elemento è funzionale e portatore di complessi significati… ogni elemento è funzionale alla pratica architettonica e al controllo del microclima e delle risorse”

Oggi però  viviamo una  sempre maggiore vulnerabilità del territorio ai rischi naturali, un diffuso e apparentemente inarrestabile degrado ambientale, l’insufficiente capacità di gestire le risorse naturali, lo sviluppo dei processi di globalizzazione che, di norma, sono indifferenti al contesto e agli effetti che inducono su di esso.

A queste tendenze va aggiunta l’emergenza del cambiamento climatico: già 30 milioni di ettari lungo le coste della sponda sud del Mediterraneo sono oggi colpiti dal fenomeno della desertificazione, con conseguente aumento della pressione demografica sulle aree che ancora ne sono immuni.

E l’estendersi del processo di desertificazione è in diretto rapporto con la crisi dei centri urbani in un paesaggio costituito da sistemi abitativi a forte compenetrazione naturale e a basso consumo di risorse, sostituito da un modello basato sulla cementificazione massiccia, il dispendio energetico e l’inquinamento ambientale.

All’urbanizzazione di nuove aere corrisponde l’abbandono dei centri antichi con la scomparsa delle strutture di cura e assistenza. Al degrado architettonico, l’erosione dei sistemi collinari e di pendio corrisponde l’impoverimento delle risorse umane.

L’avvento di “un sistema alimentare industrializzato, e globalizzato guidato dall’avidità”, ha violato i limiti e l’integrità degli ecosistemi, interrompendo i cicli ecologici e nutrizionali della vita.

Le riprove sono evidenti e non serve più nemmeno ricordarle: perdita di biodiversità e di fertilità dei suoli, estinzione delle specie animali, inquinamenti di ogni genere, malattie croniche e pandemie, surriscaldamento dei mari e dell’atmosfera, crisi idriche.

Secondo le stime di molti studiosi le emissioni di gas serra prodotte dal sistema agricolo e alimentare raggiungono il 50% del totale.

Di fronte alle sfide globali, alle omologazioni, al collasso degli ecosistemi la strada è di rilanciare l’estrema diversità.

 Parlare  di un nuovo modello, rifondare su basi totalmente diverse  il sistema agricolo e l’architettura  per salvaguardare l’abitabilità del Pianeta. I saperi, le tecniche, le esperienze necessarie per una conversione ecologica dell’agricoltura e delle città ci sono già tutti . Ed è possibile perchè quel mondo di conoscenze non si è ancora inabissato, Fortunatamente non c’è stato quello sviluppo moderno tanto auspicato, e che quando è arrivato ha prodotti mostri come l’italsider.

Bisogna avviare l’instaurazione di circoli virtuosi capaci di autopropulsione e autorigenerazione per innescare amplificazioni capaci di creazioni di nicchie ambientali fertili che contrastino gli elementi sfavorevoli.

E ripartire da dove tutto è iniziato: dall’intelligenza vegetale perchè ancora una volta le piante possono insegnarci l’armonia con la natura.

Certo, c’è bisogno di impegno, di forza e una grande capacità nel coniugare la necessità col sogno.

L’immagine seguente, di cui non conosciamo i crediti, molto significativa ci racconta qualcosa, al di la del fatto che siamo davvero tutti in ballo.