healing gardens


La attuale ricerca scientifica sostiene che bastano 5 minuti al giorno di esposizione al paesaggio esterno per ricavarne miglioramenti fisici e mentali.

I giardini terapeutici non sono però, nella cura dei malati,   semplici aree verdi ma sono giardini specifici progettati e studiati sulle esigenze fisiche, psicologiche, sociali e spirituali delle persone.

Sono giardini a misura di paziente e sono spazi che vengono progettati con specifiche strategie ambientali che tengono conto della sicurezza, e della protezione, che entrano in forte relazione con l’esistente costruito e creano una relazione con la ‘malattia’.

Ogni giardino necessita di un approfondimento sulla malattia delle persone che lo utilizzeranno perchè un giardino per non vedenti deve stimolare i sensi, prima di tutto l’olfatto, con piante profumate e avere un corrimano che porti a mappe tattili.I malati di Alzheimer hanno bisogno di colori dai forti contrasti quindi nel loro caso le sfumature cromatiche utilizzate normalmente dai paesaggisti non funzionano. Se si parla di bambini disabili, meglio orti rialzati perché spesso si muovono in carrozzina, e così via.con l’healing garden si può  affrettare la guarigione o migliorare la qualità della vita delle persone malate.

.“Trascorrere del tempo interagendo con la natura in un giardino ben progettato non cura il cancro né guarisce una gamba gravemente ustionata. Ma ci sono buone evidenze che possa ridurre i livelli di dolore e stress e, così facendo, rafforzare il sistema immunitario, in modo da aiutare il corpo a guarire, anche attraverso tutti gli altri trattamenti

La ricerca medico scientifica già dalla fine degli anni ‘80 ha registrato tempi di guarigione più brevi, minore utilizzo di antidolorifici e inferiore incidenza di complicanze post-operatorie per i pazienti reduci da interventi chirurgici che ne potevano godere, rispetto a quelli la cui finestra di corsia dava ad esempio su un muro di mattoni

Trascorrere il tempo all’aperto negli healing gardens pare essenzialmente provocare emozioni positive nelle persone, migliorandone la sensazione di benessere, bilanciandone il ritmo circadiano e l’assorbimento di vitamina D.

Considerati alla stregua di un palliativo delle cure mediche per gran parte del XX° secolo, gli healing gardens o giardini terapeutici stanno oggi tornando in grande stile, tanto da essere considerati – secondo l’American Society of Landscape Architects – parte integrante e indispensabile nella costruzione di più dell’80% dei nuovi ospedali in USA.

Anche noi riteniamo che gli spazi aperti urbani migliorino la qualità della vita di ogni giorno regalando alle persone ambienti sani e una percezione visiva molto piacevole. Moltissimi ricercatori ritengono che la potenzialità  ambientale espressiva  del paesaggio svolga un ruolo chiave nell’alleviare i cosiddetti sintomi legati allo stile di vita stimolando l’attività fisica, facilitando i contatti sociali e la coesione sociale tra residenti e incoraggiando comunicazioni significative tra i bambini e l’ambiente

Qui sotto un video di un nostro lavoro realizzato per un parco terapeutico.

Esiste una correlazione positiva tra i livelli di ormone cortisolo e l’esperienza intima e diretta della natura . l’attività fisica nei luoghi verdi mostra uno stato d’animo positivo misurabile e un aumento dell’autostima, la salute generale di chi vive vicino a boschi e spazi verdi è statisticamente migliore.

Ma c’è un senso in questo, In primo luogo, gli esseri umani richiedono un contatto intimo con la natura e con gli altri esseri viventi.

L’osservazione di frattali naturali statici, come le linee frastagliate disegnate dalle foglie di un albero, sembrerebbe sviluppare la produzione di onde alpha (associate a uno stato di rilassamento cerebrale) e ridurre l’attività dell’amigdala

Le reazioni neurologiche delle persone  esposte  ai paesaggi forestali mostrano le loro influenze sui marcatori dello stress come le concentrazioni di cortisolo, la frequenza cardiaca, la pressione sanguigna e la temperatura, conducibilità della pelle, le dimensioni della pupilla, il livello di adrenalina l’attività dei nervi parasimpatici e simpatici. Inoltre  il contatto con la natura induce un’abbassamento dell’attività della corteccia prefrontale ventromediale, una zona cerebrale associata ai pensieri ossessivi.

A giocare un ruolo rilevante sarebbero i fitoncidi, una grande famiglia di terpeni presenti nelle cortecce delle piante e presenti naturalmente nell’aria in ambienti boschivi, dopo un compito stressante,i suoni della natura che attivano le cortecce uditive, vanno a innescare un recupero delle funzioni cognitive .

Bisogna considerare che per milioni di anni i nostri antenati hanno vissuto a stretto contatto con la natura, Il nostro corpo si è evoluto nel Pleistocene, tra due e tre milioni di anni fa, e ha attraversato diverse fasi per diventare quello che è oggi . I nostri organi di senso, rispondendo alle pressioni della selezione naturale, si sono adattati ad ambienti molto diversi da quelli in cui viviamo oggi e il nostro sistema neurovegetativo risponde automaticamente a quegli stimoli. Stimoli che a livello consapevole percepiamo come neutri, mentre in realtà sembrano costituire stimoli minacciosi per il nostro cervello.

Nelle città, per definizione, viviamo a stretto contatto in poco spazio e in condizioni artificiali, più o meno distanti da ciò che sarebbe ideale. Siamo circondati da un paesaggio costruito, in cui tutto richiede attenzione, scelte, decisioni: le luci, la folla, gli schermi, le pubblicità, il traffico, il rumore.

 La vista di paesaggi urbani, infatti, sembrerebbe innescare un’attività maggiore di particolari aree del sistema nervoso neurovegetativo  in particolare delle zone sottocorticali del cervello, generando un costante stato di allerta. “ L’ambiente urbano, che ci sembra normale a livello conscio, dal nostro corpo viene letto come un deserto privo di risorse, non lo riconosce”

 Conserviamo dentro di noi  a tutt’oggi molti ‘pezzi’  paleolitici in un mondo antropocentrico.
 ” Siamo fatti degli stessi atomi e degli stessi segnali di luce che si scambiano i pini sulle montagne e le stelle nelle galassie” .